1. Le parole sono importanti!

Dopo Grillo, Sartori e la “soluzione finale”

Dopo due anni di letargo sull’argomento cittadinanza il professorone è tornato alla carica ispirato dalle parole di Grillo. Era il 20 dicembre 2009 quando il politologo firmò per il Corriere della sera un pezzo degno di un liceale alle prime penne, pieno di strafalcioni storici e una sorta di invito finale ad una nuova crociata anti-islamica. In questa pagina avevo a suo tempo raccolto una parte delle repliche piovute sull’articolo di cui sopra da parte di studiosi di storia, ricercatori, giornalisti e comuni mortali (come il sottoscritto) che hanno smontato parola per parola le infondate asserzioni del Sartori.
Proverò ora a ripetere l’esercizio.

1) La c.d. primavera araba avrebbe rotto le dighe della potenziale “migrazione biblica” che potrebbe riversarsi sul continente europeo. La diga in questione sono i vergognosi accordi con gli ormai ex dittatori di Libia e Tunisia cui avevamo appaltato la reppressione dei migranti dell’Africa Subsahariana, armandoli, tacendo sulle violazioni dei diritti umani e sostenendo economicamente e politicamente i loro regimi. La diga è il cimitero d’acqua nel quale muoiono ogni anno migliaia di giovani la cui sola colpa è aver sognato di migliorare le proprie condizioni di vita.

2) Tralasciando la storia neanche troppo lontana della colonizzazione – le cui conseguenze sono innegabilmente visibili tutt’oggi – l’Africa è affamata perché è stata svenduta nei mercati globali, costretta ad accettare di competere – secondo le sacre regole del libero mercato – con le economie drogate da sussidi di Stato dei paesi occidentali. L’Africa è affamata perché, oltre a farsi depredare delle sue risorse naturali da multinazionali dei paesi c.d. “sviluppati”, sovvenziona letteralmente i paesi ricchi, pagando debiti contratti (o forse sarebbe meglio dire “imposti” dal FMI e dalla Banca Mondiale?) da governi poco legittimati fin dai tempi della decolonizzazione: per ogni dollaro che riceve in sussidi ne deve ripagare 13.

3) Qualche dato statistico. Dei 4.570.317 cittadini stranieri regolari residenti in Italia al 31 dicembre 2010, 2.441.467 provengono da paesi europei, e “soltanto” 986.471 dal continente africano. Inoltre tra i primi 10 paesi di provenienza degli immigrati soltanto 2 stanno in Africa, Marocco e Tunisia, rispettivamente al terzo e decimo posto della classifica. Non mi pare si possa parlare di “invasione”, almeno per l’Italia.

4) «Immigrati di terza generazione». Non sò se moriremo migranti, come si è chiesto in questo stesso blog qualche giorno fa l’amico e collega Milton Fernàndez. Nella mente di Sartori però il “gene migrante” si tramanda di generazione in generazione. Così i nipoti e bisnipoti di cittadini tunisini o algerini trasferitisi mezzo secolo fa in Francia, sono ancora “immigrati”. Così come gli ebrei non potevano, quasi un secolo fa, essere definiti tedeschi o italiani, così oggi immigrati si nasce, si cresce, si muore e ci si reincarna di nuovo! Invito qualche penna/tastiera interessata ad applicarsi nell’esegesi di questo nuovo fenomeno: “la metempsicosi dell’anima migrante”.

5) «Che senso ha, allora, trasformare automaticamente in cittadini tutti coloro che nascono in Italia, oppure, dopo qualche anno, chi risiede in Italia?». La maggior parte delle proposte di legge in materia di cittadinanza oggi depositate in Parlamento non prevedono un automatismo nel diritto di acquisizione. Anche il testo del disegno di legge di iniziativa popolare promosso dalla campagna “L’Italia sono anch’io” prevede che chi nasce in Italia da genitori stranieri acquisisca la cittadinanza solo nel caso in cui almeno uno di questi sia legalmente soggionante in Italia da almeno un anno, e soltanto a seguito di una dichiarazione di volontà espressa in tal senso dal genitore stesso.
A questo punto il grande scienziato politico contesta in toto anche il brocardo “No taxation without representation”, senza però motivare il suo disaccordo se non attraverso un lapidario e poco convincente: «Ma non è così».

6) Veniamo ora alla soluzione finale. Che orrore! Che orrore!
No allo ius sanguinis! No allo ius soli! Quindi no alla cittadinanza, sempre e comunque!
Ma soltanto «la concessione della residenza permamente trasferibile ai figli, ma pur sempre revocabile». Insomma, la ex “Carta di soggiorno”, che oggi si chiama “Permesso CE per soggiornanti di lungo periodo”. Esiste già, quindi non serve introdurre innovazioni. Basta abolire la legge sulla cittadinanza.
Basta! Cittadini italiani non si nasce e non si diventa, se non avete geni italiani/europei/ariani!
Come vogliamo chiamarla questa teoria rivoluzionaria (o meglio, reazionaria), l’eugenetica dei diritti? O tribalismo giuridico?
Il professore che ho conosciuto nei manuali ai tempi dell’università, quello che ha scritto decine di libri sulle definizioni di democrazia, oggi ripudia la Costituzione, le Carte sui diritti dell’uomo e gli stessi principi democratici quando afferma che «L’unica privazione di questo status è il diritto di voto; il che non mi sembra terribile a meno che i residenti in questione vogliano condizionare e controllare un Paese creando il loro partito (islamico o altro)».
Auguriamoci che queste fallaci idee senili non vengano prese sul serio, per il bene dell’Italia e dell’Europa.

5 thoughts on “Dopo Grillo, Sartori e la “soluzione finale”

  1. condivido in toto, grande jaska. documentato, sobrio e al netto di qualsiasi ideologia. Ma Sartori pubblica nei grandi quotidiani, perche’ se ti chiami in un certo modo, non importa quando rozzo o non documentato sia il tuo ragionamento (vedi Oriana Fallaci)

  2. Grazie Andrea per aver messo il link all’articolo di Giovanna Zincone.
    Vorrei spendere due parole su questo.

    – Il rinnovo dei permessi di soggiorno è effettivamente un problema. Collegando la durata del permesso di soggiorno a quella del rapporto di lavoro, ed accorciando la durata dei permessi, si è prodotta per gli stranieri una situazione di prolungata precarietà ed incertezza sul futuro. Questi aspetti emergono con tutta la loro violenza in questi ultimi anni di crisi economica nei quali il lavoro è evanescente e per rinnovare il permesso di soggiorno bisogna ricorrere a mille espedienti.
    Pertanto se questa trafila venisse sostituita fin dall’inizio, o in maniera progressiva, da un permesso di soggiorno di lungo periodo, si risolverebbero un sacco di problemi e si darebbe un minimo di sicurezza agli stranieri per pensare con ottimismo al loro futuro e per investire su di esso. In questo senso l’attuale incertezza di permessi di soggiorno temporanei scoraggia gli stranieri dall’integrarsi, poiché sentono su di sé il peso di uno stato che sembra ostacolare la loro presenza e spingerli verso il ritorno al paese d’origine.

    Però Sartori nella sua arringa non parla degli stranieri quanto dei loro figli, che non sono immigrati. Il suo è un rifiuto della cittadinanza, che c’entra poco con il permesso di soggiorno. Non possiamo accettare che le due cose vengano confuse. E non accettiamo neanche che si dica “la cittadinanza non basta”, perché è un’affermazione banale che non aggiunge nulla al discorso.
    E’ ovvio che dare una zappa a chi prima non poteva averla, perché così prevede la legge, non è sufficiente se poi l’acqua per irrigare il campo se la possono permettere solo in pochi; e forse non tutti coloro che vogliono una zappa poi hanno intenzione di coltivare, forse preferiscono fare i commercianti! Però tutti devono mangiare, davanti al piatto siamo tutti uguali, ed in ossequio a tale eguaglianza a tutti deve essere data la possibilità di avere una zappa.
    Inoltre, dare a tutti un’orticello e l’acqua per irrigare dovrebbe essere il compito di quello che chiamiamo “Stato”.
    Ovviamente la cittadinanza non basta, ma da essa non si prescinde! Sui diritti non si dovrebbero fare passi indietro!

  3. Anch’io ritengo che la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Campagna “L’Italia sono anch’io” si spinga un po’ troppo in là rispetto a ciò che ragionevolmente si potrebbe ottenere da un Parlamento progressista in un contesto politico come quello italiano.
    Ad esempio non sono assolutamente d’accordo sul fatto di riportare da 2 anni a 6 mesi il tempo necessario per poter richiedere la cittadinanza per matrimonio con cittadino italiano: questa modifica, introdotta dal Governo di centro-destra, mi trova d’accordo in quanto mira ad evitare per quanto possibile i c.d. “matrimoni di comodo”.

    Per quanto riguarda gli anni di regolare residenza richiesta per gli stranieri affinché i loro figli nati in italia diventino italiani, si può discutere. Un anno è poco? Probabilmente sì. Si può fare 2, 3 o anche 5 anni. Ma una qualche forma di ius soli, temperato a dovere, è assolutamente necessaria e imprescindibile.

    Ieri la ministra della giustizia Annamaria Cancellieri ha affermato al programma “Che tempo che fa” (l’argomento è stato toccato negli ultimi 4 minuti: http://www.youtube.com/watch?v=XcuZgicvUwY) che non sarebbe d’accordo per l’introduzione dello ius soli semplice, e su questo conveniamo tutti. Infatti poi ha parlato di tutta una serie di altri fattori che potrebbero essere tenuti in considerazioni, e tra questi penso che si riferisse ad alcuni anni di residenza dei genitori. Poi però a conclusione ha parlato anche della conclusione di un ciclo di studi: a parer mio questo è un po’ eccessivo, ma potendo scegliere tra la legge attuale ed una modifica in tal senso, ci metterei subito la firma!

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