Uno sguardo rivolto alla Siria.
Aleppo
il cielo frantumato
esplosioni
senza ritmo
atone
una dopo l’altra
trafiggono l’aria,
l’ultima spezza
il volo audace
di uno storno ignaro
le bombe cadono dal cielo
come pietre infuocate
disegnando sulla nostra
terra consacrata
una nuova geografia
grovigli di strade
orfane di nome
l’ebreo errante
cerca la sua sinagoga
tra i mucchi di macerie,
Fatima cerca la sua casa
inghiottita
dalla terra lacerata
senza fiato
la sabbia del nostro deserto
ha concesso a poeti e viaggiatori
nell’incerta culla del tempo
l’intimo mistero…
ora geme sotto il peso dei carri armati
ad Aleppo
nessuno più riconosce il dolore
del soldato ferito
del bambino spaventato
del vecchio patriarca stanco
di sua nipote Mariam,
la giovane madre di Mohammed
con il ventre ancora gravido
la guerra uccide
senza occhi scaglia
nel petto lacerato
l’umiliazione della sconfitta
di fronte alla morte dell’amore fraterno
nella guerra
il padre uccide il figlio
il figlio suo fratello
svuotati della loro intima conoscenza
è Ramadan
la moschea tace
il caldo disegna
con le sue dita liquide
i contorni del paesaggio,
ammorba le radici
grasse di polvere e morte
tra le macerie
la moschea si erge orgogliosa e muta
nel suo corpo robusto di pietra
aspettando di pregare
i suoi figli
morti in battaglia
le notti senza stelle
il sole offuscato
dal sangue e dalla vergogna
il vento schiaffeggiato
dalle milizie blindate
non resta che il pianto di un bambino
dove dimora ancora il seme della pietà
Faruk quattro anni
siede sul corpo ella madre
che in mezzo alla strada
giace, nel fuoco incrociato delle armi.
invisibile all’odio
Faruk ha allontanato la paura
spingendola giù in fondo alla gola
dove nessuno può sentirla
piange stringendo la mano di sua madre
è un pianto piccolo, il suo
rimbalza veloce
nel suo piccolo petto
Faruk sa che non deve fare troppo rumore
Faruk ha ascoltato le parole di sua madre
poco prima che si addormentasse
– dormi mamma, appena arrivano i cattivi ti sveglio
i proiettili volano come calabroni
ma non ci sono fiori su cui posarsi
solo corpi e pietre
le ore raccontano il lutto
Aleppo perde i suoi figli
la frontiera è lontana
… se la clessidra si fermasse
il tempo di bere l’ultima goccia di speranza …
camminano
pesanti sotto i loro fagotti,
pochi oggetti
per aiutare la memoria
a non perdersi nell’esodo,
una foto incorniciata
mama, baba, sorella, fratello
l’hijab nuziale;
una bambola di pezza
con il moncherino
vittima di una guerra d’amore
il fiume della speranza s’inarca all’orizzonte
flessuoso accarezza la rotondità della Terra
a pochi è concesso vederlo
in questa ora, allo Zenith
il sole gravido di fuoco
allontana lo sguardo
sul domani.