4. Espressioni

Aleppo

aleppo

Uno sguardo rivolto alla Siria.

Aleppo 

il cielo frantumato

esplosioni

senza ritmo

atone

una dopo l’altra

trafiggono l’aria,

l’ultima spezza

il volo audace

di uno storno ignaro

le bombe cadono dal cielo

come pietre infuocate

disegnando sulla nostra

terra consacrata

una nuova geografia

grovigli di strade

orfane di nome

l’ebreo errante

cerca la sua sinagoga

tra i mucchi di macerie,

Fatima cerca la sua casa

inghiottita

dalla terra lacerata

senza fiato

la sabbia del nostro deserto

ha concesso a poeti e viaggiatori

nell’incerta culla del tempo

l’intimo mistero…

ora geme sotto il peso dei carri armati

ad Aleppo

nessuno più riconosce il dolore

del soldato ferito

del bambino spaventato

del vecchio patriarca stanco

di sua nipote Mariam,

la giovane madre di Mohammed

con il ventre ancora gravido

la guerra uccide

senza occhi scaglia

nel petto lacerato

l’umiliazione della sconfitta

di fronte alla morte dell’amore fraterno

nella guerra

il padre uccide il figlio

il figlio suo fratello

svuotati della loro intima conoscenza

è Ramadan

la moschea tace

il caldo disegna

con le sue dita liquide

i contorni del paesaggio,

ammorba le radici

grasse di polvere e morte

tra le macerie

la moschea si erge orgogliosa e muta

nel suo corpo robusto di pietra

aspettando di pregare

i suoi figli

morti in battaglia

le notti senza stelle

il sole offuscato

dal sangue e dalla vergogna

il vento schiaffeggiato

dalle milizie blindate

non resta che il pianto di un bambino

dove dimora ancora il seme della pietà

Faruk quattro anni

siede sul corpo ella madre

che in mezzo alla strada

giace, nel fuoco incrociato delle armi.

invisibile all’odio

Faruk ha allontanato la paura

spingendola giù in fondo alla gola

dove nessuno può sentirla

piange stringendo la mano di sua madre

è un pianto piccolo, il suo

rimbalza veloce

nel suo piccolo petto

Faruk sa che non deve fare troppo rumore

Faruk ha ascoltato le parole di sua madre

poco prima che si addormentasse

–        dormi mamma, appena arrivano i cattivi ti sveglio

i proiettili volano come calabroni

ma non ci sono fiori su cui posarsi

solo corpi e pietre

le ore raccontano il lutto

Aleppo perde i suoi figli

la frontiera è lontana

… se la clessidra si fermasse

il tempo di bere l’ultima goccia di speranza …

camminano

pesanti sotto i loro fagotti,

pochi oggetti

per aiutare la memoria

a non perdersi nell’esodo,

una foto incorniciata

mama, baba, sorella, fratello

l’hijab nuziale;

una bambola di pezza

con il moncherino

vittima di una guerra d’amore

il fiume della speranza s’inarca all’orizzonte

flessuoso accarezza la rotondità della Terra

a pochi è concesso vederlo

in questa ora, allo Zenith

il sole gravido di fuoco

allontana lo sguardo

sul domani.

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