5. Letture d'altrove

Naji Al Ali, fumettista e vittima.

Naji Al Ali e la moglie Widad

Naji Al Ali e la moglie Widad

Su un marciapiede qualunque di Londra, freddo ed inanime ha lasciato cadere il suo corpo martoriato dai lunghi anni di esilio e di lotta. I suoi disegni l’hanno preceduto nella caduta come per attutire lo schianto di quel corpo esile e mingherlino. Tre colpi di pistola munita di silenziatore e chi ha sparato si è dileguato nel nulla, mentre la vittima giace sul marciapiede.

Scriviamo il verbale:

Nome della vittima: Naji Salim Al Ali

Luogo e data di nascita: Villaggio di AShajara, Galilea. Palestina, il ?/?/1937?

Cittadinanza: Profugo o ex palestinese.

Professione: Caricaturista.

Luogo di residenza: Galilea, Bayreuth, Oman, Koweit city, Londra e molti carceri.

Segni particolari: Aveva in tasca una matita e accanto al corpo sono stati rinvenuti diversi schizzi di disegni.

Luogo e data dell’omicidio: Londra, 29/08/1987.

Assassino: Ignoto.

Ecco riassunta in un verbale la Storia di Naji Al Ali, il più grande caricaturista arabo di tutti i tempi, colui che con uno schizzo faceva infuriare Stati ed eserciti, uomini politici e uomini d’affari,  colui per il quale si iniziava il giornale dall’ultima pagina, tanto bastava una sua caricatura per capire che aria tirava nel mondo arabo.

Scriviamo ora la nostra storia:

Naji Salim Al Ali, nato presumibilmente nel 1937 nel villaggio di Ashajara (L’albero) in una famiglia di contadini poveri che si è vista rubare la casa, il campo e gli alberi di olivo dall’esercito israeliano: siamo nel 1948, la Nakba. La dichiarazione dello Stato d’Israele ha rimosso  storia e geografia per sostituirle con altre narrazioni i cui protagonisti hanno nomi diversi: Moshé, Menahem, David, Yehuda.

Un popolo viene respinto verso l’ignoto per fare posto ad un altro popolo che approda dall’ignoto.

Naji Al Ali aveva dieci anni e, come milioni di palestinesi cacciati via, troverà asilo insieme alla sua famiglia nel Sud del Libano, profugo fra i profughi, ma prima di lasciare il suo luogo di nascita marchierà la sua partenza con uno schizzo sul muro di casa. È nato un fumettista, un caricaturista, un artista.

Nel campo profughi di Ain Al Hilwa crescerà sul mito della Palestina perduta, accarezzerà, come tanti altri palestinesi che hanno sviluppato la loro coscienza nell’esilio, la chiave arrugginita di casa che è l’unica cosa che i palestinesi sono riusciti a portarsi dietro, le bande armate del Haganah e l’Irgun avevano fretta di finire il lavoro.

Ad Ain Al Hilwa Naji comincia a fare i primi schizzi, le sue tele erano i muri decrepiti e le lamiere che fungevano da pareti e tetti per quelle case tirate su in fretta e furia per dare rifugio ad un popolo che è stato cacciato via.

Siamo nel 1961, ad Ain Al Hilwa approda il grande scrittore palestinese Ghassan Kanafani e sarà lui a far scoprire al mondo le caricature di Naji Al Ali nelle pagine della Rivista Al Hurryya (La libertà) di cui lo scrittore era direttore.

Da quel momento la vita di Naji sarà uno spostamento continuo, da una rivista all’altra, da una città all’altra e da un paese all’altro un esilio continuo, lontano dalla Palestina e con come unico bagaglio: una matita e dei fogli bianchi.

Nel 1969 dalle pagine del quotidiano Kuwaitiano Al Siyyassa (La politica) nasce Handala, la più famosa creatura di Naji Al Ali, il cui volto, dopo la Naksa del 1973, nessuno vedrà più. Handala darà le spalle al mondo e si presenterà cosi: “Mi chiamo Handala e non ha importanza come si chiama mio padre, mia madre si chiama Nakba, sono nato l’anno della Naqsa, non sono palestinese, non sono giordano, non sono libanese, non sono siriano, non sono egiziano, non sono di nessun paese, in breve non ho una carta d’identità e neanche la cerco. Sono un arabo, punto.”                                             Handala

Mentre Naji Al Ali lo presenta così: “Handala è nato a dieci anni, e avrà sempre dieci anni, è a quest’età che ho dovuto lasciare la patria. Quando Handala tornerà in Palestina avrà sempre dieci anni e solo da allora comincerà a crescere. Le leggi della natura non si applicano a lui, perché egli è un’anomalia, come è un’anomalia perdere la propria patria. Quando tornerà in Palestina, quando tornerò in Palestina, tutto ridiverrà normale.”

Né Naji è tornato né Handala si è girato.

Naji ha finito di esistere e di creare a Londra, e quel dito che ha premuto sul grilletto ha molti volti e identità: l’esercito israeliano, il Mossad, l’Olp, i Servizi Segreti iracheni, giordani o siriani? Tutti insieme?

Nella sua lotta Naji Al Ali non ha mai fatto sconti a nessuno, fedele solo alla Palestina, povero di tutto tranne che del coraggio e del genio creativo. Naji aveva molti nemici: eserciti, Stati e governi, tutto ciò per colpa dei suoi disegni.

Chi ha premuto il grilletto non ha lasciato tracce, Naji invece ne ha lasciate molte, Handala è solo l’icona più conosciuta.

A distanza di 40 anni Handala continua ad essere una delle immagini più rappresentative del dramma palestinese e del dramma del suo creatore: poveri, abbandonati, ma con gli occhi ben puntati sull’obiettivo.

Finché Handala continua a darci le spalle è alla nostra coscienza che parla e grida senza voce contro la nostra indifferenza, la stessa indifferenza che ha fatto sì che l’assassinio di Naji Salim Al Ali rimanga impunito.

Fine del verbale, ma la storia continua.

2 thoughts on “Naji Al Ali, fumettista e vittima.

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