1. Le parole sono importanti!

Esercito corrotto contro islamo-fascismo, dov’é l’uscita?

Sul mio blog personale ho pubblicato un MIO racconto sugli eventi che vent’anni  fa in Algeria avevano messo il paese più o meno nello stato in cui è l’Egitto oggi. Sottolineo la parola “mio”, perché ovviamente quella non è la Storia ma solo la mia (con le mie appartenenze generazionali, culturali, linguistiche, geografiche e ideologiche) versione della Storia. Ora, guardando i fatti più conosciuti di questo passo storico, è chiara la somiglianza con la situazione egiziana di oggi. Ma sono anche chiare le molte differenze.

Se da una parte abbiamo gli stessi attori: Un sistema corrotto che poggia sul potere militare, da una parte e dall’altra una opposizione fascista che si fonda sulla strumentalizzazione della religione. Due forme diverse di tirannia che si contendono il paese.

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Abassi Madani (Algeria 1991) / Mohammed Morsi (Egitto 2013)

Invece il contesto politico, sociale e culturale interno dei due paesi è molto diverso. Diversi sono anche il contesto internazionale e l’epoca storica in cui questi due eventi si svolgono.

Come oggi nei confronti dell’Egitto, la comunità internazionale prima condannò l’arresto del processo elettorale, ma poi una volta chiari i risultati della partita si riposizionarono tutti a favore dei vincitori. Anche perché con l’inizio della guerra civile si era aperta anche la distribuzione delle concessioni di petrolio e gas, e allora… Pazienza.

Dal lato algerino invece molti intellettuali e movimenti dell’opposizione democratica si schierarono apertamente a favore del golpe. “Era l’unico modo di salvare la democrazia” , ci dissero in molti. Peccato che vent’anni dopo nessuno è tornato a spiegarci perché poi la democrazia è morta lo stesso.

Altri ci spiegarono che era “per evitare il bagno di sangue”, ma non tornarono a dirci se un quarto di milione di morti è o non è un bagno di sangue.

Con il crescere della violenza le posizioni diventarono sempre più nette e sempre più estreme. “O con noi o con loro”. Pochi riuscirono a mantenere la linea del “né stato di polizia né stato teocratico” che era il moto dei movimenti democratici durante il periodo di transizione. Chi lo fece lo pagò a carissimo prezzo.

Ora non so se la situazione tra l’Algeria di ieri e l’Egitto di oggi sono simili come dicono alcuni, o se sono diversi come dicono altri. So soltanto che le dinamiche che si stanno scatenando sono le stesse, perché di fronte alla violenza l’essere umano spesso perde ogni capacità critica e di creatività e si lascia trascinare da meccanismi stereotipati che sono gli stessi da quando il mondo è mondo. Meccanismi distruttivi di mimetismo che portano ad un crescendo degli atti e delle attitudini violenti. So che gli islamisti non sono la soluzione per i problemi che vivono i nostro paesi. Con loro rischiano solo di peggiorare. So che loro sono ipocriti, violenti, disprezzanti di ogni altra forma di pensiero. Ma so anche che sanno benissimo adattarsi e giocare il gioco quando sono costretti a farlo.

So dall’altra parte che anche l’esercito non è la soluzione e che quelli che hanno tenuto i nostri paesi nel sottosviluppo fino ad oggi non possono avere a cuore la sorte della democrazia e del pluralismo. So che sono loro in fondo che tengono nel cassetto il mostro integralista e che lo sanno far uscire ogni volta che si trovano in difficoltà.

So che nel mio paese, 20 anni dopo il colpo di stato i militari continuano ad occupare le strade e gli islamisti la testa della gente. So anche che la democrazia non è al programma per i prossimi 20 anni. E che il colpo di stato e la guerra hanno fatto il vuoto e che i movimenti democratici sono quelli scomparsi non gli islamisti.

So che il cambiamento è difficile ma che la violenza ha raramente risolto le cose. So che Morsi era in perdita di popolarità ieri mentre oggi è un martire (tra l’altro un martire di lusso perché non li hanno storto nemmeno un capello). E quanto agli islamisti piace la cultura del martirio. So che milioni di egiziani hanno firmato per chiedere le sue dimissioni ma che oggi altri milioni di egiziani sono pronti a morire perché ritorni al potere. So che molte chiese cristiane sono andate a fuoco ma so anche che la protezione della minoranza cristiana è sempre stata una delle maggiori giustificazioni per mantenere la dittatura in Egitto. E so che in un caos come quello che regna in Egitto non si sa mai chi è chi e chi fa che cosa. Gli islamisti sono capaci del peggio e i militari non sono da meno.

So che il movimento Tamarrod ha fatto un lavoro enorme, colossale, spettacolare… Ma, mi dispiace, i militari ancora una volta hanno mandato tutto a p… E sul campo, di nuovo, ci sono solo loro e gli islamisti come prima… come sempre. E in tutto questo casino, l’uscita dove sarebbe? Ebbene io non lo so.

Qui sotto qualche stralcio del dibattito in corso sulla questione, raccolti di qua di là:

(FR) Un pezzo dell’intelletuale algerino Ahmed Henni sul come il sostegno al Putch egiziano conferma la cattiva salute della sinistra araba. 

(FR) L’intelletuale di origini libanesi Gilbert Ascar che sospende il suo giudizio in attesa di capire il prossimo passo dei militari. 

(EN) Un responsabile del Partito socialista rivoluzionario egiziano, chiarisce: contro Morsi ma non con i Militari. 

(IT) Il segretario generale del Partito comunista egiziano Salah Adli non lascia dubbi: i FM sono fascisti!

(IT) L’intelletuale Egiziano Samir Amin dice che non è un colpo di stato ma un movimento popolare. 

(IT) Un gruppo italiano lancia un appello: Egitto, una proposta per uscire dalla crisi

(IT) Il blogger egiziano  sherif Essebai dice che ormai “la scelta in Egitto è molto semplice: o si sta con questa gentaglia disposta a distruggere e svendere il paese per arrivare al potere o con l’esercito, che è il minore dei mali.” 

5 thoughts on “Esercito corrotto contro islamo-fascismo, dov’é l’uscita?

  1. Un piccolo posto non lontano dall’ Egitto offrirebbe molte risposte: Come l’Egitto e’ pieno di integralisti religiosi, di gente dai tratti mediorientali, di terre aride e difficili da coltivare, di tensioni interne difficili da gestire. Questo posto e’ pero’ una democrazia compiuta e matura, con un reddito pro capite da paese europeo, capace di far crescere pompelmi anche in pieno deserto, con una delle piu’ alti livelli di alfabetizzazioni al mondo, dove le start-up di giovani ingegnosi ed ambiziosi crescono come funghi ed all’avanguardia in quasi tutti i settori hi-tech. Non e’ difficile comprendere quale sia il suo nome; se gli altri paesi confinanti smettessero di minacciarlo e gli ponessero una semplice ed utile domanda: come avete fatto ? Comprenderebbero come, anche in medio oriente, esista una terza via ai fascio-islamisti e agli eserciti corrotti…………

    • Le semplificazioni hanno di buono che risparmiano energie mentali. inutile riflettere, è tutto chiaro, tutto facile. Ma purtroppo la realtà è molto più complessa e spesso dietro le più belle vetrine si celano affari molto meno presentabili.

  2. So che ALMA blog e’ composto da autori autorevoli e raffinati, dediti all’impegno sociale e alla produzione artistica. In tal senso, credo che nulla meglio di una poesia sia capace di sostituire qualsiasi vano contradditorio.

    La giovane ebrea al suo amato musulmano

    C’è una pozza di sangue tra te e me.
    Mio Dio, chi l’ha versato?
    chiunque sia stato,
    caro, è sangue sprecato.
    Ma io so che l’amore
    mio, se mi aprirai le braccia,
    potrà vederlo asciugato.
    Vieni, non tardare.
    (MARIO LUZI, Parlate)

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